Battaglia di Lepanto

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Manifattura fiamminga su disegno di Luca Cambiaso e Lazzaro Calvi

Tipologia:

Tessile

Tecnica e misure:

Arazzo

 

Le pareti del salone del Naufragio di Villa del Principe sono decorate con sei grandi arazzi che raffigurano le vicende legate alla battaglia di Lepanto, evento militare di maggior rilievo del XVI secolo. Nel maggio del 1571 Papa Pio V costituì la Sacra Lega, riunendo le potenze rivali di Genova e Venezia, la Spagna di Filippo II e numerose potenze minori. La Sacra Lega dichiarò guerra ai turchi e il 7 ottobre del 1571 li affrontò nell’epica battaglia di Lepanto che vide la flotta cristiana trionfare su quella turca. Il ciclo di arazzi fu commissionato da Giovanni Andrea I, nipote e successore di Andrea, che partecipò allo scontro di Lepanto. I disegni preparatori per gli arazzi furono realizzati dai pittori Luca Cambiaso e Lazzaro Calvi. Ogni arazzo della serie raffigura una scena della battaglia, a partire dalla partenza della Sacra Lega alla volta di Lepanto sino al ritorno della flotta vittoriosa a Corfù.

Squalo bianco

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Titolo dell'opera:

Squalo bianco

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Squalo bianco

Epoca:

1847 - 1847

Inventario:

27517

Provenienza (nazione):

Italia 1866

Tecnica:

naturalizzato

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Descrizione:

Salendo al primo piano, lungo lo scalone, incontriamo un grande squalo bianco (Carcharodon carcharias) pescato nel Golfo di Genova nei primi anni del '900. Il colore è bianco nella parte inferiore del corpo e scuro nella parte superiore, con una linea di separazione netta e frastagliata. Proprio grazie a questa doppia colorazione, lo squalo bianco risulta praticamente invisibile sia dall'alto che dal basso. Visto da sopra, infatti, si mimetizza con le oscure profondità marine mentre dal basso si confonde con la superficie luminosa del mare, consentendogli di adottare diverse strategie di attacco.

Affresco La caduta dei Giganti

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Pietro Bonaccorsi, detto Perin del Vaga (Firenze, 1501 - Roma, 1547)

Tipologia:

Decorazione ad affresco

Tecnica e misure:

Affresco

 

L’affresco che decora la volta del Salone dei Giganti fu realizzato da Perin del Vaga, artista che giocò un ruolo centrale nel contesto dell’intero ciclo decorativo del Palazzo. Il tema raffigurato è quello di Giove che folgora i Giganti ribelli. Secondo il mito greco narrato da Omero, Esiodo ed Apollodoro, i Giganti, nati dalle gocce di sangue di Urano cadute sulla terra, assaltarono l’Olimpo con l’intento di spodestare gli dei. La feroce lotta che ne seguì, detta “Gigantomachia”, fu vinta dagli dei, guidati da Giove. Nell’affresco è raffigurato Giove al centro della schiera degli dei dell’Olimpo nell’atto di scagliare le folgori sui Giganti. Il trionfo di Giove sui Giganti è da interpretare, secondo quanto suggeriscono le fonti del tempo, come un’allegoria del trionfo dell’Imperatore Carlo V sui suoi nemici, in particolare i turchi e i protestanti.

Nell’affresco Perin del Vaga omaggia i grandi maestri conosciuti a Roma, tra cui Raffaello, Michelangelo e Rosso Fiorentino.

Orango

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Titolo dell'opera:

Orango del Borneo

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Orango del Borneo

Epoca:

1847 - 1847

Inventario:

110

Provenienza (nazione):

Indonesia 1866

Tecnica:

naturalizzato

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Descrizione:

L’esemplare di orango (Pongo pygmaeus), esposto nella Sala 1, precede la fondazione del Museo; nel 1865 infatti Giacomo Doria, insieme all’amico botanico Odoardo Beccari, era sull’isola di Borneo per effettuare raccolte naturalistiche; nel gennaio dell’anno successivo, per motivi di salute, Doria decise di far ritorno in patria e nel febbraio fece tappa a Singapore dove acquistò due giovani femmine di orango su una nave proveniente da Pontianak (l’attuale capitale della provincia indonesiana di Kalimantan Occidentale); una di queste visse a Genova per qualche tempo ed è proprio l’esemplare esposto in vetrina a fianco del grande maschio. L'Orango del Borneo è classificato nella Lista Rossa dell'IUCN tra gli animali ad altissimo rischio di estinzione "critically endangered” (in pericolo critico); infatti, negli ultimi 60 anni, si è registrato un calo della sua popolazione del 50%. È stato stimato che se non si prendono rapidi e decisi provvedimenti, questo calo proseguirà fino a portare l’Orango all’estinzione! Quali sono le cause della sua scomparsa? La distruzione del suo habitat naturale a causa della conversione della foresta in centri urbani e in zone agricole; gli incendi e il disboscamento selvaggio, dovuto alla sempre maggiore richiesta di legname; il bracconaggio: gli oranghi vengono cacciati sia per essere venduti agli zoo, sia per la loro carne.

Fregilupo

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Titolo dell'opera:

Fregilupo

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Fregilupo

Epoca:

1847 - 1847

Inventario:

12194

Tecnica:

naturalizzato

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Descrizione:

Il Fregilupo, originario dell’Isola di Reunion (Oceano Indiano, Arcipelago delle Mascarene), non aveva competitori. Nel 1759, per controllare le invasioni di cavallette nocive alle coltivazioni, fu introdotto lo sturnide indiano Acridotheres tristis (Maina comune). La competizione con il Maina, insieme alla distruzione dell’habitat, ai ratti predatori dei suoi nidi e alla caccia, ha contribuito alla scomparsa del Fregilupo. Gli ultimi esemplari di Storno di Reunion sono scomparsi tra il 1835 e il 1840. Nei musei di tutto il mondo sono conservati solamente 23 esemplari.

Ritratto di Giovanni Andrea I Doria

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Alessandro Vaiani

Tipologia:

Dipinto

Tecnica e misure:

Olio su tela

 

All’età di soli sette anni, Giovanni Andrea I, a seguito della morte del padre Giannettino, fu indicato da Andrea Doria come suo diretto successore. Nel ritratto, eseguito tra la fine del cinquecento e l’inizio del seicento, l’erede del Principe è raffigurato all’età di circa sessant’anni, con l’abito dei Cavalieri di San Giacomo della Spada. Alle sue spalle, si scorgono alcune galee impegnate in battaglia, chiara allusione al suo rango di “generale del mare” del re di Spagna. In primo piano è raffigurato il molosso Roldano, dono del re Filippo II come testimonianza della fedeltà dei Doria alla corona spagnola. Il ritratto è probabilmente opera di Alessandro Vaiani, un artista fiorentino attivo a Genova negli ultimi anni del XVII secolo, e apparteneva in origine alla quadreria del grande collezionista Gio Carlo Doria.

Fregilupo

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Fregilupo

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Il Fregilupo, originario dell’Isola di Reunion (Oceano Indiano, Arcipelago delle Mascarene), non aveva competitori.
Nel 1759, per controllare le invasioni di cavallette nocive alle coltivazioni, fu introdotto lo sturnide indiano Acridotheres tristis (Maina comune).
La competizione con il Maina, insieme alla distruzione dell’habitat, ai ratti predatori dei suoi nidi e alla caccia, hanno contribuito alla scomparsa del Fregilupo.
Gli ultimi esemplari di Storno di Reunion sono scomparsi tra il 1835 e il 1840.
Nei musei di tutto il mondo sono conservati solamente 23 esemplari.

 

Foca monaca

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Titolo dell'opera:

Foca monaca

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Foca monaca

Epoca:

1847 - 1847

Inventario:

17760

Provenienza (nazione):

Italia 1923

Tecnica:

naturalizzato

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Descrizione:

Tra i Carnivori Pinnipedi esposti nella sala 5, l’esemplare di foca monaca (Monachus monachus) è stato rinvenuto nel 1923 a Camogli, borgo marinaro vicino a Genova: si tratta della testimonianza storica della presenza della specie nel Mar Ligure in prossimità della costa. Attualmente in Italia la foca monaca, unico pinnipede del Mediterraneo, viene segnalata solo occasionalmente in Sardegna e non ha più popolazioni vitali. È considerata a rischio di estinzione e le cause principali della sua diminuzione sono la cattura accidentale nelle reti e la progressiva scomparsa di tratti di costa isolata adatti alla riproduzione.

Scheletro dell’elefante antico italico

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Titolo dell'opera:

Elefante antico italico

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Elefante antico italico

Epoca:

1847 - 1847

Inventario:

35443

Provenienza (nazione):

Italia 1941

Tecnica:

scheletro completo

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Descrizione:

L’elefante antico italico (Elephas antiquus italicus) visse nelle foreste euroasiatiche del Quaternario ed è attualmente estinto. Nel centro del Salone di Paleontologia spicca il grande scheletro, lungo 14 metri, rinvenuto nel 1941 in un deposito di farina fossile presso Viterbo. La zona del ritrovamento, non lontana dal lago di Bolsena e dal vulcano Cimino, ha un passato geologico assai travagliato: si alternarono momenti di parossismo vulcanico e lunghe pause, durante le quali le acque modellarono colline di tufi vulcanici e, accolte nelle depressioni, formarono laghi e paludi. È probabile che l’elefante sia rimasto bloccato nella melma di un lago e non abbia saputo riguadagnare la riva: dopo la morte andò a fondo e, lentamente, venne sepolto dal sedimento lacustre, costituito dai microscopici scheletri delle Diatomee, che divenuto roccia conservò il fossile di questo grande animale. Per effettuare le opere di consolidamento dello scheletro in vista del montaggio a Genova, l’esemplare fu trasferito all’Istituto di Geologia di Pisa, dove però le ossa furono danneggiate dai bombardamenti alleati e quindi dovettero essere ulteriormente restaurate. Nel 1953-54 l’esemplare fu finalmente montato nell’attuale adeguata posizione grazie al contributo finanziario della Società Amici del Museo. Nel 1996 si è poi provveduto ad un accurato restauro dell’esemplare, a cura del Laboratorio dell’Istituto di Geologia e Paleontologia dell’Università di Firenze.

Coppa di Nettuno

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Titolo dell'opera:

Coppa di nettuno

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Coppa di nettuno

Epoca:

1847 - 1847

Inventario:

985

Provenienza (nazione):

Singapore 1913

Tecnica:

naturalizzato

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Descrizione:

La Coppa di Nettuno (Cliona patera) è una spugna a forma di calice così grande da poter essere utilizzata come vasca da bagno! Scoperta per la prima volta nel 1822 nelle acque del Pacifico, questa specie è stata oggetto di una pesca indiscriminata da parte di collezionisti che l’ha portata quasi all'estinzione. L'ultimo esemplare vivo è stato infatti avvistato nel 1908. Nel 2011 però i biologi hanno trovato due esemplari al largo delle coste di Singapore. Questa scoperta ha permesso agli scienziati di seguirne il percorso di crescita ma soprattutto di mettere a punto una strategia per la loro conservazione. Le coppe di Nettuno sono esposte al primo piano, nella Sala degli Invertebrati.

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