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Titolo dell'opera:

Cuchimilco

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Cuchimilco (figura antropomorfa)

Misure:

Unità di misura: cm
Altezza: 22
Larghezza: 15
Profondità: 6.5

Provenienza (nazione):

Perù

Descrizione:

Il reperto è stato rinvenuto lungo la costa centrale del Perù. Statuetta antropomorfa della cultura precolombiana Chancay facente parte di un corredo funerario. Rappresenta un personaggio femminile in posizione orante, con copricapo e pitture facciali in bruno e rosso su fondo color crema, camicia dipinta in bruno e occhi a rilievo. I tre fori sulla sommità del copricapo probabilmente erano usati per fissare delle piume, mentre i fori presenti sotto le ascelle servivano forse per la sospensione o per la realizzazione a stampo dell'oggetto.

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Titolo dell'opera:

Contenitore a forma di tartaruga

Acquisizione:

Collezione Missioni Cattoliche Americane 1893

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Contenitore a forma di tartaruga

Tipologia:

accessori per la persona

Epoca:

XIX 1850 1900

Inventario:

C.A.466

Provenienza (nazione):

Nord Dakota (U.S.A.)

Tecnica:

Per realizzare questi amuleti si utilizzava una pelle di cervide conciata, che veniva tagliata a forma di lucertola per i maschi o di tartaruga per le femmine.
Per la conciatura la pelle veniva tesa su dei pioli e con un raschiatoio si eliminavano residui di carne e cartilagini, quindi veniva lasciata stesa al sole per parecchi giorni. A questo punto la pelle veniva capovolta per rimuovere il pelo, tenuta a mollo e strofinata con una mistura di grassi animali per ammorbidirla. Dopo averla lasciata nuovamente asciugare, veniva stirata e lavorata sulle due facce con una correggia ritorta di cuoio grezzo.
La parte inferiore e quella superiore dell'amuleto venivano cucite insieme sui bordi, e la superficie superiore era rivestita con aculei di porcospino. Gli aculei venivano divisi a seconda della misura, ammorbiditi in bocca e, presso alcune tribù, spaccati; quindi venivano appiattiti con i denti o con le unghie. In un periodo più tardo, in seguito al contatto e ai conseguenti scambi con gli europei, gli aculei furono sostituiti da conterie di vetro o di porcellana policrome. Le estremità degli arti, della testa e della coda erano generalmente decorate con piccoli coni metallici.

Utilizzo:

Contenere il cordone ombelicale del neonato per la sua protezione durante la vita. Appeso alla culla e successivamente fissato all'abito. Accompagnava il proprietario fino alla morte. Subito dopo la nascita.

Descrizione:

Contenitore a forma di tartaruga con la superficie superiore rivestita da conterie di vetro in giallo, rosso, blu, celeste, bianco e verde che segnano naso e occhi, un motivo centrale a scacchiera e due motivi cruciformi. Cinque conterie di legno tinte di nero sono legate alle estremità degli arti, della testa e della coda tramite striscioline di pelle.

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Titolo dell'opera:

Tenda in miniatura

Acquisizione:

Collezione Missioni Cattoliche Americane 1893

Ambito culturale:

analisi stilistica

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Tenda in miniatura

Tipologia:

giocattolo

Epoca:

XIX 1801 1810

Inventario:

C.A.500

Provenienza (nazione):

Sud Dakota (U.S.A.)

Tecnica:

Ramoscelli decorticati

Utilizzo:

Ludica; preparazione alla vita adulta.

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Descrizione:

Struttura conica costituita da nove ramoscelli legati insieme da una strisciolina di pelle sulla sommità e fissati alla base, tramite striscioline di pelle, ad un ramoscello curvato che ne determina la circonferenza. La copertura, interamente di pelle, è costituita da una fascia orizzontale le cui estremità sono fissate con cunei di legno, e da due lembi superiori che, aperti, permettevano la fuoriuscita del fumo. Un pezzo di pelle ovale chiude l'ingresso della tenda. La superficie è decorata da aculei di porcospino rossi e bianchi a formare motivi geometrici. Piccoli listelli di legno rivestiti di aculei di porcospino tinti di rosso e terminanti con coni metallici contenenti piume tinte di verde sono appesi alla superficie della tenda.

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Titolo dell'opera:

Cintura in aculei di porcospino

Acquisizione:

Enrico A. D'Albertis 1932

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Cintura in aculei di porcospino

Tipologia:

cintura

Epoca:

XIX - 1840 - 1850

Inventario:

C.D.A.861

Misure:

Tipo di misura: altezzaxlunghezza; Unità di misura: cm; Spessore: 4.5 x 83

Provenienza (nazione):

Stati Uniti d'America/Canada

Utilizzo:

Vita quotidiana

Descrizione:

Cintura costituita da una struttura di sette strisce di pelle della larghezza di 0.5 cm ciascuna, interamente rivestite da aculei di porcospino tinti in crema, marrone chiaro, ocra, rosso e nero. Gli aculei sono fissati al cuoio con fibre vegetali intrecciate sul retro così da legarle le une alle altre; questa tecnica non è stata usata nelle fasce con aculei tinti in rosso per mantenerle separate. Ai lati della cintura sono presenti due passanti semicircolari realizzati con strisce di pelle e rivestiti di aculei di porcospino di colore crema e rosso. A una delle estremità sono fissate stringhe di pelle o fibra vegetale intrecciata di diverse lunghezze, ricoperte in fasce alternate da aculei di porcospino negli stessi colori della cintura. Al capo di ciascuna stringa è inserito un cono metallico. Dall'inventario della collezione del Capitano E.A. D'Albertis: "cinta a sonagli degli Indiani Moqui, riserva di Walpi". Probabilmente l'oggetto è arrivato a Walpi tramite scambio commerciale.

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Titolo dell'opera:

Mazza a sciabola

Acquisizione:

D'Albertis Enrico Alberto 1932

Ambito culturale:

provenienza

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Mazza a sciabola

Tipologia:

armi

Epoca:

XIX 1891 1900

Inventario:

C.D.A.393

Provenienza (nazione):

Australia

Utilizzo:

Offensiva/difensiva Combattimento ravvicinato e lancio Guerra/caccia

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Descrizione:

Mazza costituita da una lama convessa decorata su entrambi i lati e su entrambi i margini con una coppia di linee a zig zag incise. Un'estremità della mazza risulta assottigliata e arrotondata, l'altra, con funzione di impugnatura, risulta di maggiore spessore e appuntita. Dalla bibliografia risulta provenire dalla regione rurale del Gippsland, stato di Victoria, in Australia.

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Titolo dell'opera:

Figurina katsina

Acquisizione:

Associazione Amici del Castello D'Albertis 1999

Ambito culturale:

Documentazione

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Figurina katsina (Talaviykatsina)

Tipologia:

Figurina ludico-rituale

Epoca:

XX 1941 1960

Inventario:

A.D.V.17

Provenienza (nazione):

Arizona (U.S.A.)

Tecnica:

Tradizionalmente per realizzare le katsina si usava una radice essiccata di cottonwood. Le figurine più semplici vengono intagliate in un solo pezzo, mentre quelle che presentano grandi copricapi e orecchie di notevoli dimensioni sono intagliate da più pezzi di legno, poi assemblati. Più recentemente le braccia, le gambe, i copricapi e anche le teste stesse possono essere intagliate separatamente e poi unite al corpo. Successivamente la figurina veniva posta in un bagno di argilla

Utilizzo:

Simbolica/spirituale/ludica/didattica Le figurine katsina venivano date alle bambine per la loro educazione religiosa. Dalla nascita al matrimonio

Descrizione:

La figurina rappresenta la katsina del mattino, che appare alla mattina presto durante la cerimonia della "bean dance" (danza del fagiolo).
Il corpo è intagliato da un unico pezzo di legno mentre la bocca di forma cilindrica e le orecchie, dipinte in rosso, sono state unite successivamente alla maschera, colorata d'azzurro. Il simbolo di una nuvola a cumulo e saette sono disegnate su entrambe le guance. Dietro alla testa sono incollate delle piume incollate dietro alla testa e un ciuffo di crine è attaccato sulla sommità del capo. Alla base della testa è presente una gorgiera intagliata dipinta in verde. L'abito della katsina è costituito da un mantello bianco, bordato nella parte superiore e in quella inferiore da bande rosse e nere, e da un gonnellino con fascia decorata a motivi geometrici neri, verdi e rossi. I gambali sono dipinti in azzurro, giallo e rosso. Un filo di cotone giallo è annodato al polso destro e tra le mani è posta un lunga penna. Dalla prima metà del Novecento gli Hopi hanno iniziato a produrre figurine katsina anche come souvenir per turisti. Le figurine katsina in miniatura venivano chiamate "Route 66 katsina", perché negli anni '50 era possibile acquistarle per 50 centesimi lungo la Route 66.

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Titolo dell'opera:

Clava rituale

Acquisizione:

D'Albertis Enrico Alberto 1932

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Clava rituale

Tipologia:

oggetti magico-rituali e cerimoniali

Epoca:

XIX 1851 1900

Inventario:

C.D.A.1094

Misure:

Unità di misura: cm
Tipo di misura: lunghezza
Valore: 83

Provenienza (nazione):

Isole Salomone

Utilizzo:

Cerimoniale, di accompagnamento nelle danze. Secondo il rituale i danzatori battevano insieme le loro clave. Danza "Napa"

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Descrizione:

Clava in legno intagliata a forma di piroga e decorata a motivi geometrici triangolari con pigmento bianco e nero. A un'estremità è legata una cordicella alla quale sono fissati ciuffi di fibra vegetale. L'impugnatura non presenta decorazioni.

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Titolo dell'opera:

Tamburo

Acquisizione:

D'Albertis Enrico Alberto 1932

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Tamburo

Tipologia:

strumento musicale

Epoca:

XIX 1851 1900

Inventario:

C.D.A.1267

Provenienza (nazione):

Nuova Guinea

Utilizzo:

Accompagnamento musicale Si suonava tenendolo tra il braccio e la coscia Guerra; danze; cerimonie.

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Descrizione:

Tamburo di forma cilindrica con andamento a clessidra, dal diametro leggermente maggiore alle estremità, ottenuto da un tronco d'albero scavato. Un'estremità è chiusa da una pelle fermata da un anello di fibra vegetale. Nella parte mediana della superficie è incisa una fascia decorativa con motivi geometrici. Due prese forate sono intagliate sulla fascia decorativa e in prossimità del fondo. Per realizzare questi strumenti musicali veniva scelto un legno stagionato che poi era decorato con incisioni. La parte superiore veniva bagnata, cosparsa di polvere di conchiglie mescolata a sangue umano e infine ricoperta con una pelle di serpente o di lucertola fissata con una corda di rattan. Lo strumento era accordato avvicinandolo alle braci.

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Titolo dell'opera:

Lastra commemorativa della presa di Porto Pisano - tratto su vico Dritto Ponticello

Ambito culturale:

ambito genovese

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Lastra commemorativa della presa di Porto Pisano - tratto su vico Dritto Ponticello

Tipologia:

lapide commemorativa

Epoca:

1290 - 1290 - XIII

Inventario:

MSA 18

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 39; Profondità: 12; Lunghezza: 81,5

Tecnica:

marmo bianco apuano scolpito e inciso

Descrizione:

Originariamente questa lastra, opera di scultore genovese, era collocata sulla facciata di una casa privata in Vico dritto di Ponticello, che andava alla Porta di S. Andrea, oggi Porta Soprana, principale accesso alla città da levante. La lapide celebra la vittoria dei Genovesi che, dopo aver sconfitto i Pisani nella battaglia navale della Meloria (1284), avevano loro inflitto uno stringente accordo di pace, peraltro ampiamente non rispettato. Questo comportò una spedizione navale nel 1290, volta a costringere la città rivale a rispettare i patti: rotte le catene che proteggevano il porto, i Genovesi lo devastarono. Le catene del porto furono esposte come trofeo a Genova in alcuni edifici importanti della città. Bassorilievo celebrativo della Presa di Porto Pisano avvenuta nel 1290. L'opera riproduce i principali elementi topografici del Porto Pisano (torri, catene), ma si sofferma anche sulla rappresentazione di alcuni pisani che si affacciano preoccupati dagli edifici.

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Titolo dell'opera:

Personaggio eminente

Ambito culturale:

ambito campionese

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Personaggio eminente

Tipologia:

statua

Epoca:

1312 - 1317 - XIV

Inventario:

MSA 3663

Tecnica:

marmo bianco apuano scolpito

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Descrizione:

La scultura venne realizzata dalla bottega del “Maestro di Giano”, nome collettivo di una comunità di scultori lombardi particolarmente attiva a Genova fino agli anni venti del XIV secolo: avendo inizialmente preso in carico il decoro delle parti della Cattedrale di San Lorenzo danneggiate nell'incendio del 1296, assunse un ruolo predominante in città. Statua in marmo di un uomo barbuto stante, con il braccio destro alzato a reggere una sfera. L'uomo è abbigliato con tunica, mantello, calzari e berretto; nella mano sinistra stringe parte della veste.

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