L’Archivio Istituto Mazziniano

Le raccolte documentarie conservate nell’Archivio dell’Istituto rappresentano un indispensabile punto di riferimento per la ricerca storica.

Creato da Arturo Codignola, con criteri in oggi non più rispondenti ai dettami della dottrina archivistica contemporanea - intere serie di documenti vennero in allora sottratte  all’Archivio Storico del Comune -, fu sottoposto ad una prima catalogazione realizzata con rigore scientifico ad opera di Bianca Montale, negli anni  in cui fu  direttrice dell’Istituto Mazziniano (1956-1970).

Nel corso del 2011, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, è stato portato a compimento il progetto di ricognizione e schedatura informatizzata della documentazione, promosso dalla direzione dell’Istituto in collaborazione e sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza archivistica per la Liguria, e interamente finanziato dal Ministero dei Beni Culturali.

Nel corso del 2017 è stato completato il progetto denominato "Censimento e valorizzazione delle fonti relative alla  Prima Guerra Mondiale conservate nelle collezioni documentarie e iconografiche dell’Istituto Mazziniano - Museo del Risorgimento di Genova", finanziato nell’ambito dell’avviso pubblico per la selezione di iniziative culturali commemorative della Prima Guerra Mondiale, emesso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri-Struttura di Missione per gli anniversari di interesse nazionale (Legge 27 dicembre 2013, n. 147, art.1, comma 309).

Scarica l'inventario dell'Istituto Mazziniano

Consulta il materiale relativo alla Grande Guerra

Consulta la banca dati del fondo documentario relativo al Legato Itala Cremona Cozzolino, digitalizzato dall'Università di Milano, Dipartimento di Matematica sul sito www.luigi-cremona.it

Inventario Archivio Istituto Mazziniano aggiornato al novembre 2021

Le 10 meraviglie

Domenico Parodi, affresco, "Apollo e Marsia"

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Domenico Parodi (Genova, 1668-1740)

Tipologia:

Decorazione ad affresco

Tecnica e misure:

Affresco

 

La Galleria degli Specchi è certamente uno degli ambienti più celebri e celebrati del palazzo.
In origine, nel 1650, era decorata solo dai quadri e dalle statue di Giovanni Battista Balbi, figlio di Stefano primo proprietario della dimora. L’aspetto attuale, di straordinario impatto scenografico, si deve a Domenico Parodi (1672-1742) che, intorno al 1725, realizzò una delle sue imprese più felici e meglio orchestrate.
Vizi e divinità viziose si contrappongono alle Virtù nella complessa macchina iconografica commissionata da Gerolamo Ignazio Durazzo: stucchi veri si mutano sotto gli occhi dell’osservatore in quelli dipinti, mentre la pittura finge la scultura, l’oro vero si confonde con quello evocato, specchi e luci dilatano lo spazio, allegorie e figure del mito si mescolano a personaggi della storia antica in una serie di espedienti illusionistici di straordinaria inventiva e varietà.
Questo episodio, anch’ecco collocato in uno spazio semicircolare speculare a quello dell’opposta testata, evoca la contesa tra Apollo, intento a suonare la cetra, e Marsia, impegnato con la sua siringa. Attorno a loro stanno le nove muse che decreteranno la vittoria del dio, che infliggerà al satiro la più crudele delle punizioni. Tra le compagne di Apollo si riconoscono in primo piano Melpomene con la spada, ovvero la Tragedia, e sul fondo Urania, musa dell’Astronomia con il globo, mentre in piedi, alla sinistra di Apollo, con la tromba, sta Euterpe ovvero la Musica.
In alto due putti in volo stringono nelle mani serpenti in riferimento a un’altra vittoria di Apollo, quella su Pitone.

 

Valerio Castello, affresco, "La Fama"

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Valerio Castello (Genova, 1624-1659)

Tipologia:

Decorazione ad affresco

Tecnica e misure:

Affresco

 

L’Anticamera del Duca di Genova, vera e propria camera picta, risale alla committenza diretta dei Balbi, primi proprietari della dimora che, con lungimiranza e raffinatezza di scelte, coinvolsero Valerio Castello (1624-1659), artista chiave dell'età barocca genovese, attivo in questo ambiente tra il 1653 e il 1654.

Per la dimora allora Balbi inventò questa aggraziata, sinuosa figura alata, stagliata contro un cielo chiarissimo, color azzurro lapislazzulo, intenta, con decisione, a suonare la sua lunga tromba: è la Fama che annuncia a tutte le genti fortune e glorie della famiglia. Una fama raggiunta attraverso le Virtù, come sottolineano le allegorie poste entro le nicchie sul cornicione e identificate in Intelletto, Vigilanza, Immortalità e Saggezza.

La costruzione prospettica di finte quadrature è opera del pesarese Giovanni Maria Mariani, un artista formatosi a Bologna e molto attivo a Roma dove morì nel 1679.

Sulle pareti Valerio immagina un’architettura che amplifica in senso illusionistico lo spazio della sala verso l’esterno: l’effetto trompe l’oeil si percepisce ancora sopra le porte con clipei sorretti da putti, mentre al centro delle pareti trovano posto pannelli decorativi a finti stucchi dorati.

Anche le tempere sullo zoccolo di base sono di mano del Castello e fingono rilievi a monocromo su fondo rosso dedicati alle personificazioni della Pittura, Scultura, Astronomia e Musica mentre nelle specchiature su fondo verde sono i Quattro Elementi, Tritoni, Centauri e Lapiti.

Giovan Carlo Doria a cavallo

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Peter Paul Rubens (Siegen, 1577 - Anversa, 1640)

Tipologia:

Dipinto

Tecnica e misure:

Olio su tela, 265 x 188 cm

 

Segnalato nell’inventario dei beni di Giovan Carlo Doria redatto entro il 1617 e in tutti i successivi inventari della quadreria allestita nel palazzo in vico del Gelsomino, il dipinto passò in seguito al figlio Agostino e nel 1640, dopo la scomparsa di quest’ultimo, al fratello Marcantonio Doria. La tela fu descritta da Carlo Giuseppe Ratti nella quadreria di Marcantonio IV Doria. Successivi passaggi ereditari determinarono il trasferimento del ritratto a Napoli, dove venne esposto nel palazzo dei Doria d’Angri.
Nel marzo 1940 il dipinto fu posto in vendita insieme ad altre opere presenti nella collezione. La domanda di esportazione che la nuova proprietà presentò il 18 giugno 1940 fu negata dal Ministro dell’Educazione Nazionale su parere sfavorevole del Consiglio Nazionale dell’Educazione, ma un anno dopo il dipinto fu ceduto ad Adolf Hitler e destinato al museo di Linz. Il 16 novembre 1948 il ritratto fu restituito all’Italia e destinato a Firenze (Palazzo Vecchio), dove rimase fino al 1985, anno in cui fu riportato a Napoli in deposito presso il museo di Capodimonte. Nel 1988 la tela fu definitivamente assegnata alla Galleria Nazionale della Liguria a Palazzo Spinola.
È possibile definire con precisione la sequenza degli eventi che portarono alla realizzazione del ritratto. La professione a cavaliere dell’Ordine di San Giacomo, datata 28 dicembre 1612, si pone a conclusione di una pratica avviata da una “supplica” che risale al 1603 circa. Filippo III l’8 luglio 1606, informò l’Ordine della volontà di conferire le insegne al nobile, decisione che doveva essere comunicata entro trenta giorni. Si deve quindi supporre che l’annuncio ufficiale dell’investitura abbia spinto Giovan Carlo a commissionare il dipinto, in cui appare già con la croce dell’Ordine, senza attendere di vestire l’abito (1610) e di prestare giuramento (1612). Nel 1606 approfittò della presenza a Genova di Rubens, il quale realizzò nello stesso anno un ritratto del padre Agostino, oggi perduto, e quello della cognata Brigida Spinola.

 

Sala dell’Autunno

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Sala dell'Autunno

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Sala Autunno-foto Visconti 2012

Gio. Francesco II Brignole-Sale

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Jacopo Antonio Boni (Bologna, 1688 - Genova, 1766)

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Boni Jacopo Antonio - Gio. Francesco II Brignole-Sale

 

Sacra famiglia con i Santi Gerolamo, Caterina d' Alessandria e angeli

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Paris Bordon (Treviso, 1500 - Venezia, 1571)

Tipologia:

Disegno

Tecnica e misure:

Olio su tela

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Madonna col Bambino e Santi Giovanni Battista e Maria Maddalena

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Titolo dell'opera:

Madonna col Bambino tra i santi Giovanni Battista e Maddalena

Acquisizione:

Galliera 1889 Genova - legato

Autore:

Negretti, Jacopo detto Palma il Giovane

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1501 - 1525 - XVI

Inventario:

PB 283

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 71; Larghezza: 108

Tecnica:

olio su tavola

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Descrizione:

Questo dipinto raffigura una Sacra Conversazione: al centro della composizione siede la Vergine, in posizione frontale, col capo leggermente inclinato e con in braccio il Bambino, seduto sul suo ginocchio sinistro, che Lei tiene amorevolmente con entrambe le mani. Gesù volge il suo sguardo lateralmente verso l’alto, quasi a guardare oltre il limite della composizione. Sulla destra, in piedi, è ritratta a mezza figura la Maddalena, mentre a sinistra è raffigurato San Giovanni Battista.
Il dipinto è certamente uno dei capolavori di Palma il Vecchio, esponente dell'arte veneta di primo Cinquecento, formatosi alla scuola di Giovanni Bellini e poi influenzato da Giorgione e Tiziano. Il quadro, dipinto su tavola, è databile intorno al 1520-1522. Le figure ritratte a mezzo busto sono splendidamente inserite nel luminoso paesaggio di fondo, pervaso da una luca chiara e diffusa, propria della pittura veneta tra Quattro e Cinquecento.
La simmetria della composizione è un manifesto richiamo a Bellini, ma la sontuosità del drappeggio e la solennità degli atteggiamenti delle figure rivelano una autonoma maturità del pittore, in senso pienamente rinascimentale. Il dipinto rappresenta al centro la Madonna mentre tiene in braccio Gesù bambino; alla sua destra San Giovanni Battista; alla sua sinistra Maddalena.

Tomba di un dottore

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Amico Aspertini (Bologna, 1474 circa - 1552)

Tipologia:

Disegno

 

Penna e inchiostro, pennello e inchiostro acquerellato, carta bianca.

Soldati che contano denari

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Titolo dell'opera:

Soldati che contano denari

Acquisizione:

Marcello Durazzo

Autore:

Guercino, Barbieri Giovanni Francesco

Tipologia:

disegno

Epoca:

XVII - 1620 - 1629

Inventario:

D1716

Misure:

Unità di misura: mm; Altezza: 210; Larghezza: 275

Tecnica:

penna e inchiostro

Descrizione:

Anonimo nell'inventario Durazzo, il disegno viene oggi ascritto a Guercino, a partire dall'attribuzione, allora ancora dubitativa, di Mario Bonzi. Il soggetto di genere, "Soldati che contano denari", non trova al momento corrispondenze all'interno della produzione pittorica dell'artista, mentre se ne conoscono due diverse copie sempre a disegno, conservate all'Albertina di Vienna (inv. 2370) e alla Pinacoteca di Brera (inv. 340/ID), entrambe attribuite al cosiddetto "Falsario del Guercino", un imitatore settecentesco del maestro. (BOCCARDO, 1992) Il disegno rappresentano due soldati seduti mentre contano i denari.

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