Interni razionalisti

Nella seconda metà degli anni venti iniziò a manifestarsi un nuovo stile, rigoroso e antidecorativo, che proponeva forme austere e semplificate, in perfetta sintonia con le esigenze della produzione industriale che si stava affermando con forza inarrestabile. È il funzionalismo, in Italia meglio conosciuto come razionalismo. Uno dei primi esempi di architettura razionalista fu il Palazzo degli Uffici Gualino a Torino del 1928, progettato da Giuseppe Pagano e Gino Levi Montalcini. Degli arredi disegnati dai due architetti rimane la poltroncina in buxus, presentata nel 1930 alla IV esposizione monzese. Se in quell’occasione si fronteggiarono ancora le due tendenze, novecentista e razionalista, con il trasferimento a Milano della V Triennale nel 1933, la seconda risultò vincente nei diversi padiglioni costruiti nel parco attorno al Palazzo dell’Arte di Giovanni Muzio. Nell’elemento abitativo a struttura d’acciaio progettato dagli architetti liguri, Luigi Vietti presentò la sua poltrona in legno lamellare curvato, mentre alla VI Triennale del 1936 Gabriele Mucchi espose le sue sedute in tubolare metallico che Luigi Carlo Daneri utilizzò più tardi per arredare la Colonia Piaggio di Santo Stefano d’Aveto. Anche il tavolo e le sedie per la sala da pranzo di Villa Bedarida a Livorno, progettati dall’architetto milanese Piero Bottoni nel 1937, ribadiscono, concettualmente e  formalmente, i principi del razionalismo, anche se non destinati, come le sedute di Mucchi, alla produzione seriale.