Le biennali di Monza e il gusto déco

Al secondo piano riprende la panoramica sull’arte degli anni venti. È il “déco”, gusto che poi divenne stile ben connotato, a caratterizzare il primo dopoguerra. La prima sala invita il visitatore a un approccio con il déco italiano attraverso le opere esposte alle biennali monzesi. Nel 1923 venne infatti istituita a Monza la Prima Biennale Internazionale delle Arti Decorative allo scopo di rinnovare le arti italiane in un confronto diretto con la produzione internazionale. Suddivisa in sezioni regionali, la mostra presentava diversi saggi, quali, ad esempio, la sala da pranzo di Vittorio Zecchin nella sezione triveneta o i mobili di Ettore Zaccari in quella lombarda che, pur ispirandosi alla tradizione locale, si ricollegavano al panorama artistico europeo. Nel 1925 L’Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes di Parigi bandì l’arte rustica e decretò il trionfo dell’Art Déco, la cui denominazione deriva proprio dalla manifestazione parigina. La diffusione di tale gusto in Italia si protrasse fino ai primi anni trenta ed è testimoniata, all’interno della Wolfsoniana, dai ferri battuti di Carlo Rizzarda e dalle ceramiche di Gio Ponti per la Richard Ginori e di Guido Andlovitz per la Società Ceramica Italiana di Laveno.