Gli anni venti videro anche l’affermarsi dello “stile Novecento” o, meglio, del gusto novecentista, che, partito in pittura con il movimento artistico di Margherita Sarfatti, si affermò anche nell’ambito dell’architettura e delle arti decorative. Le differenti varianti linguistiche di questa tendenza trovano un comune denominatore nel ritorno a un ideale classico che, nelle sue diverse declinazioni e nell’adesione a un clima internazionale di ritorno all’ordine, mantenne tuttavia viva l’eredità delle avanguardie storiche, assorbendo allo stesso tempo gli stimoli delle più innovative impostazioni di ricerca del proprio tempo, in una sorta di equilibrio formale che, all’interno della Wolfsoniana, si ritrova nelle sedie disegnate dall’architetto Marcello Piacentini come dono di nozze per Fiammetta Sarfatti, nel ritratto del critico d’arte Matteo Marangoni, dipinto da Baccio Maria Bacci nel 1919, ne La cena dei rimasti (1924) di Carlo Potente, in Bianca (1924) di Francesco Messina e ne Il bacio (1926) di Alimondo Ciampi.