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Idolo del prisma
Mitchell Wolfson Jr. 2007 Genova - donazione
Ferrazzi, Ferruccio
dipinto
1925 - 1925 - XX
GX1993.473
Unità di misura: cm; Altezza: 159; Larghezza: 93
olio su tavola
«Per me è la bambola che vidi con Depero nello stupore di una sera a Milano, nella vetrina di un parrucchiere […]. Per me è questo nervoso prismatismo della nostra epoca che rivive rigido, perfido e fermo in quella fanciulla […]».
Così Ferruccio Ferrazzi ricordava nel 1931 la suggestiva visione che aveva ispirato Idolo del prisma, la sua opera più celebre, ritenuta uno tra i capolavori del Realismo Magico, corrente pittorica del Novecento italiano contraddistinta da inquiete atmosfere di sospensione. Mettendo al centro della composizione il motivo del prisma - spesso ricorrente nella sua ricerca pittorica - Ferrazzi elaborò, nella sintetica simultaneità di quest’opera, un’equilibrata dialettica espressiva tra riferimenti stilistici e iconografici alla tradizione rinascimentale e rimandi all’estetica boccioniana e alla meccanicità dei manichini di Depero, autore nel 1917 di un acquarello sul medesimo soggetto.
Nel ritrarre quest’inquietante ed enigmatica figura androgina, attraversata - nello straniante ribaltamento dei tagli prospettici - dai dinamici riflessi degli specchi, Ferrazzi adottò le fondamentali tensioni stilistiche della variegata cultura novecentista, sviluppando un personale processo di sintesi tra la sua moderna sensibilità estetica e i diretti richiami alla tradizione classica, allora prevalenti nel clima internazionale del “ritorno all’ordine”. L’artista romano riprese in particolare la tendenza a sfumare l’impianto realista della composizione pittorica nell’indeterminatezza percettiva di una straniante e ambigua rappresentazione: un ossimoro visuale frequente nella corrente del Realismo Magico. La tela raffigura una donna androgina circondata da specchi e con un prisma di vetro nella mano destra.