Clicca qui per visualizzare l'immagine
Alberto Fabbi (Bologna, 1858-1906)
Rovere con intarsi in avorio, madreperla e pietre dure, 296 x 275 x 280 cm; 90 x 165 x 63 cm
Arredo
Donazione Mitchell Wolfson Jr, 2007
Primo piano, sala "Esotismi" (n. inv. GX1993.194; GX1993.25)
Donazione Mitchell Wolfson Jr, 2007
Il gusto per culture lontane nello spazio o nel tempo ha marcato da sempre la cultura occidentale, in particolare a partire dal Settecento, quando si affermò la moda delle “cineserie”. Fu però dagli inizi dell’Ottocento che l’interesse per l’esotico - termine quanto mai ampio e vago che connota soggetti e motivi provenienti da epoche e aree geografiche assai diverse ma allora assimilati tout court come “orientali” - si impose con forza rinnovata, favorito anche da eventi storici e di altra natura, come la compagna napoleonica in Egitto (1798-1801), la riapertura del Giappone agli scambi commerciali (1853), il taglio del canale di Suez (1869) e più tardi quello di Panama (inaugurato nel 1920), l’intensificarsi delle esplorazioni geografiche, la formazione dei grandi imperi coloniali su su fino alla scoperta della tomba del faraone Tutankhamon (1922), forse la più grande scoperta archeologica di tutti i tempi.
Si trattò quasi sempre di un interesse che non nasceva da preoccupazioni filologiche, bensì mirava principalmente ad avvicinare culture diverse per creare, in particolare nei dipinti, nelle sculture e nell’illustrazione grafica, un repertorio di atmosfere, temi iconografici e soggetti decorativi che dovevano confermare l’immagine che gli occidentali avevano delle culture extraeuropee, di un mondo e di un modo di vita, cioè, favoloso e remoto, istintivo e barbarico, sensuale quando non esplicitamente erotico, insomma una realtà “parallela” a quella occidentale, borghese e positivistica.
Anche nell’ambito delle arti decorative e dell’arredo prevalse un’eguale disinvoltura interpretativa. Quando, intorno al 1890, i due pittori orientalisti bolognesi Fabio e Alberto Fabbi realizzarono per il Palazzo Gonzaga di Guastalla, a metà strada tra Mantova e Reggio Emilia, una camera da letto ispirata all’Egitto dei faraoni, idearono un monumentale letto dalla testiera piramidale circondata da mura e torri, due cassettoni con vedute fantastiche delle città di Ninive - che fu sumera, appunto, e non egizia - e di Tebe, mentre nel soffitto e sulle boiserie intarsiarono figure di filosofi, guerrieri e personaggi mitologici sullo sfondo di paesaggi esotici.