Il percorso espositivo. Itinerari per la visita

Il percorso espositivo della Wolfsoniana, ideato da Silvia Barisione, Matteo Fochessati e Gianni Franzone, intende evidenziare lo spirito della Collezione Wolfson nella sua complessità e eterogeneità attraverso una selezione accurata delle sue opere.

È stato privilegiato un approccio cronologico-tematico che ha consentito, accanto alla cronologia dei movimenti, delle correnti artistiche, stilistiche e di gusto del periodo 1880-1945, di evidenziare le tematiche maggiormente caratterizzanti la raccolta: l’evoluzione delle arti decorative, l’arte di propaganda, il lavoro, il viaggio e l’evoluzione dei mezzi di trasporto, le mostre e le esposizioni internazionali.

L’ingresso costituisce una sorta di “benvenuto”, l’opportunità per il visitatore di familiarizzare con la collezione e il collezionista. Quattro statue in marmo, a grandezza naturale, raffiguranti Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Camillo Benso Conte di Cavour e Vittorio Emanuele II – i  “padri della patria” – opera dello scultore piemontese Giuseppe Carnevale, accolgono chi entra e rappresentano l’inizio della storia che la Wolfsoniana racconta, gli ultimi decenni del XIX secolo che, per l’Italia, coincisero con il tormentato periodo postunitaro. Accanto una scultura del pavese Giovanni Scapolla, omaggio ai legionari che avevano partecipato alla guerra di Spagna, e i pannelli del futurista fiorentino Ernesto Thayaht introducono all’arte di propaganda, proponendo un interessante accostamento che esemplifica come linguaggi espressivi diversi fossero utilizzati per lo stesso scopo.

Sulle scale è collocato Colossus,  “ritratto acefalo” in cera a grandezza naturale di Mitchell “Micky” Wolfson Jr., eseguito appositamente per la Wolfsoniana dall’artista americana Michele Oka Doner. Famosa per le sue sculture, in particolare per le sue pavimentazioni a mosaico realizzate per diversi edifici pubblici negli Stati Uniti – tra cui il suggestivo Walk on the Beach per l’Aeroporto Internazionale di Miami, dove in una zona di grande passaggio, lunga circa 800 metri, ha incastonato in una pasta di cemento duemila forme marine in bronzo, una diversa dall’altra – le sue opere decorano anche l’Hayden Planetarium di New York, la biblioteca di Sacramento e il National Airport di Washington D.C.