Angelo Fasce, tavolo, "L’Autarca"

Tavolo L’Autarca, 1935 circa

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Angelo Fasce (Genova, 1878 - Ovada, 1943)

Tecnica e misure:

Noce nazionale meridionale, acciaio, alluminio, vetro

Tipologia:

Arredo

Provenienza:

Donazione Cesara Garbarino Mazzola e Dina L. Garbarino Cima (GG2007.22), 2007

Collocazione:

Secondo piano, sala "Futurismo e propaganda" (n. inv. GG2007.22)

Provenienza:

Donazione Cesara Garbarino Mazzola e Dina L. Garbarino Cima (GG2007.22), 2007

 

Brevettato nel 1936 con la definizione di “Tavolo contenente tutto il necessario per il servizio dei pasti”, L’Autarca era stato progettato nel 1935 dal notaio genovese Angelo Fasce con l’intento di offrire a sei commensali la possibilità di consumare un pranzo completo senza l’ausilio di personale di servizio. Dotato di un corredo originario comprendente piatti in terraglia rossa della Richard-Ginori, tazzine da caffè in bachelite, bicchieri in vetro di Murano e tovagliette di lino ricamato, il tavolo disponeva infatti di un congegno che regolava attraverso una manovella il movimento a scomparsa della parte centrale, organizzata, nel suo movimento rotante, attraverso un accurato sistema di ripiani e sportelli. Ispirato dalla propria funzione basilare – la piena autosufficienza “conviviale” – il suo nome richiamava uno dei precetti più officiati della liturgia civile del fascismo: l’autarchia. Tale azione politica ebbe ufficialmente inizio nel marzo del 1936, in risposta alle sanzioni emanate dalla Società delle Nazioni il 18 novembre 1935, dopo l’aggressione italiana all’Etiopia. Un’attività di mobilitazione in favore dell’indipendenza economica e a sostegno della produzione nazionale aveva tuttavia iniziato a manifestarsi negli anni successivi alla crisi economica del 1929, che aveva determinato quegli orientamenti protezionistici consolidati dal blocco economico imposto da Ginevra. Una martellante propaganda – caratterizzata da soluzioni grafiche di forte impatto visivo, da slogan rimasti celebri (“Noi tireremo dritto” o “L’Italia farà da sé”) e da esposizioni di grande richiamo, come la Mostra autarchica del minerale italiano – fu quindi dispiegata per promuovere i prodotti italiani e per contrastare i nocivi effetti dell’embargo. L’autarchia che per qualche tempo sembrò poter contribuire al consolidamento dell’immagine del regime – distogliendo l’opinione pubblica dalle criticità della sua azione politica e dalla sua natura autoritaria e dittatoriale – favorì soprattutto la ricerca di nuovi materiali, offrendo uno straordinario campo di sperimentazione ai più innovativi indirizzi del design italiano.