
Clicca qui per visualizzare l'immagine
L'Autarca
Cesara Garbarino Mazzola e Dina L. Garbarino Cima 2007 Genova - donazione
Fasce, Angelo
tavolo da pranzo
1935 - 1936 - XX- XX
GG2007.22
Unità di misura: cm; Altezza: 90; Larghezza: 130; Unità di misura: UNR; Unità di misura: UNR
legno di noce nazionale meridionale; inserti in acciaio, alluminio, vetro
Di professione notaio, grande appassionato di letteratura, Fasce progettò l’Autarca per consentire alla famiglia di consumare i pasti senza la presenza di personale di servizio ed essere quindi finalmente liberi di parlare apertamente in un’epoca connotata da un ossessivo controllo politico e dalla tangibile minaccia di delazioni. Ispirato dalla propria funzione basilare – la piena autosufficienza “conviviale” – il suo nome richiamava uno dei precetti più officiati della liturgia civile del fascismo: l’autarchia.
L'azione politica autarchica fascista ebbe ufficialmente inizio nel marzo del 1936, in risposta alle sanzioni emanate dalla Società delle Nazioni il 18 novembre 1935, dopo l’aggressione italiana all’Etiopia. Un’attività di mobilitazione in favore dell’indipendenza economica e a sostegno della produzione nazionale aveva tuttavia iniziato a manifestarsi negli anni successivi alla crisi economica del 1929, che aveva determinato quegli orientamenti protezionistici consolidati dal blocco economico imposto da Ginevra. Una martellante propaganda, caratterizzata da soluzioni grafiche di forte impatto visivo, da slogan rimasti celebri (“Noi tireremo dritto” o “L’Italia farà da sé”) e da esposizioni di grande richiamo, come la Mostra autarchica del minerale italiano, fu dispiegata per promuovere i prodotti italiani e per contrastare i nocivi effetti dell’embargo. L’autarchia, che per qualche tempo sembrò poter contribuire al consolidamento dell’immagine del regime – distogliendo l’opinione pubblica dalle criticità della sua azione politica e dalla sua natura autoritaria e dittatoriale – favorì soprattutto la ricerca di nuovi materiali, offrendo uno straordinario campo di sperimentazione ai più innovativi indirizzi del design italiano. Brevettato nel 1936 con la definizione di “Tavolo contenente tutto il necessario per il servizio dei pasti”, l’Autarca offre a sei commensali la possibilità di consumare un pranzo completo senza l’ausilio di personale di servizio. La caratteristica più singolare del grande tavolo rotondo consisteva nel complesso meccanismo interno di pesi e contrappesi che, grazie a una cinghia di trasmissione e a una manovella, permetteva di alzare e abbassare la parte centrale girevole, offrendo ai commensali l’accesso diretto in appositi scomparti e sportelli alle vivande, preventivamente cucinate e mantenute calde grazie a piastre elettriche. Il pranzo poteva essere dunque consumato senza doversi alzare e senza l’ausilio di personale di servizio, dato che ogni commensale trovava nei ripiani e nei cassetti davanti al proprio posto le necessarie dotazioni del corredo originario, costituito da piatti in terraglia rossa della ditta Richard-Ginori; tazzine e piattini da caffè, porta stuzzicadenti e poggia posate in bachelite di colore rosso con marchio “Standard”; tovagliette di lino con ricami che indicavano le posizioni per l’apparecchiamento; menù appositamente stampati con il nome e la sagoma grafica del tavolo e, infine, i bicchieri con bevante scanalato del servizio "Francesca".