Giunti sul continente australe da almeno 40.000 anni, gli aborigeni, protetti dall’isolamento geografico, sviluppano un’organizzazione sociale e un sistema religioso particolarmente ricchi e complessi, rispetto a un’economia “relativamente semplice” di caccia e raccolta indotta anche dalla situazione ambientale. Ancora oggi etnologi e matematici s’interrogano sulla complessità della loro concezione del mondo e dei loro sistemi di organizzazione sociale e di parentela.
L’insediamento, nel 1788, di una colonia penale britannica a Port Jackson, la futura città di Sydney, segna l’inizio della lunga storia conflittuale posta sotto il segno dello spossessamento delle terre aborigene e della negazione di una cultura radicata nella relazione simbiotica con il suolo natale.
Il diritto riconosciuto nel 1992 agli aborigeni di reclamare la proprietà delle terre alle quali erano legati da un vincolo ancestrale, viene di fatto annullato dalla richiesta di provare una continuità di relazione effettiva con i territori rivendicati. Allontanati forzatamente dai luoghi dei loro antenati e impediti a tornarvi, oggi di fatto molti gruppi aborigeni non possono più dimostrare questo rapporto.
L’area espositiva dedicata agli Aborigeni australiani, che rientra nel percorso permanente del museo delle Culture del Mondo, è stata ampliata grazie all’integrazione di video-interviste e materiali nati dalla collaborazione al progetto Archivi Aborigeni in Italia. La ricercatrice italiana a Sydney Monica Galassi ha creato uno spazio di reciproca collaborazione attraverso una piattaforma partecipativa digitale dove comunità Aborigene, ricercatori e istituzioni italiane ed internazionali possono consultare un piccolo campione del materiale d'archivio presente in istituzioni italiane per riconnettere questo materiale alle comunità di provenienza.
Questo progetto mira a creare uno spazio di ricerca condivisa, ma soprattutto uno spazio per il dialogo e lo sviluppo di relazioni a lungo termine. La collaborazione con Marika Duczynski (Aborigena, del gruppo Gamilaraay), ha messo in luce come la documentazione sia preziosa perché connessa a persone e culture viventi e non ferme nel tempo e permette di mostrare al pubblico queste immagini in maniera rispettosa, a differenza di quanto è accaduto da sempre in passato.
Il “riconoscimento delle terre”, che completa l’installazione dell’area affermando che i diritti dei popoli Aborigeni sulle loro terre non sono mai stati ceduti anche dopo la colonizzazione durante il violento processo di invasione e di espropriazione, riconosce il legame profondo che i primi abitanti hanno con i territori di cui si prendono cura da millenni ed è un atto di rispetto nella società australiana contemporanea.