Il Capitano D’Albertis (1846-1932), viaggiatore, fotografo, scrittore, spirito avventuroso e curioso che ha attraversato la storia di mezzo secolo della città legando la propria vita al mare e ai viaggi, si è inserito in modo esemplare nella vicenda culturale e scientifica della Genova di fine ’800.
Appena ottenuti i gradi nella Marina Militare, dà le dimissioni e nel 1869 si reca a Port Said, dove assiste alla fantasmagorica inaugurazione del Canale di Suez, presenziata dalle flotte egiziane e internazionali. Nel 1870 si arruola nella Marina Mercantile. Naviga nel Mediterraneo e nei mari del Nord. L’anno successivo, a bordo dell’ “Emilia”, è il primo comandante italiano ad attraversare il canale di Suez.
Ha solo venticinque anni, e decide di ritirarsi a vita privata. Nel 1875 fonda, con un gruppo di appassionati di vela, il Regio Yacht Club e il suo cutter di 13 metri, il “Violante”, è la prima barca da diporto italiana. “Utile dulci” (l’utile con il dilettevole) è il motto del “Violante”: veleggiando lungo le coste liguri e l’arcipelago toscano, raggiunge Tunisi e si spinge fino a Costantinopoli, dragando i fondali, rilevando le profondità, studiando le correnti, osservando le specie di pesci e di alghe, su cui pubblica articoli e monografie.
È del 1877-1878 il suo primo viaggio intorno al mondo, realizzato con il naturalista fiorentino Odoardo Beccari. Attraverso il Canale di Suez arriva in India, in Malesia e Singapore, poi in Borneo, dove conosce la Ranee Margaret Brooke, moglie del Rajah bianco di Sarawak; attraverso lo Stretto di Torres giunge in Australia, Nuova Guinea e Nuova Zelanda, poi Cina, Giappone, America centrale e Stati Uniti, per tornare finalmente in Italia.
Nel 1882 vara il suo secondo cutter, il “Corsaro”: ha 22 metri di lunghezza e un equipaggio di 8 marinai, con cui arriva fino alle Canarie, poi alle Azzorre, visita le Baleari. Qui conosce e diventa amico dell’arciduca Luigi Salvatore d’Asburgo.
Nel 1886 acquista a Genova il bastione cinquecentesco di Montegalletto, destinato alla demolizione, e costruisce su di esso il castello che sarà la sua abitazione e dove conserverà i cimeli raccolti durante i suoi viaggi per mare e per terra, compiuti su treni, carrozze, navi, carovane di cammelli, asini e battelli.
Per il quarto centenario della scoperta dell’America, ripercorre con il “Corsaro” la rotta di Cristoforo Colombo, usando solamente i mezzi di navigazione a disposizione nel XV secolo, il quadrante e l’astrolabio nautico, da lui stesso ricostruiti. Al ritorno, il “Corsaro” incontra un urgano terribile, con onde alte oltre 11 metri, e il Capitano è costretto a navigare giorni e notti legato al timone, dandosi turni con i marinai.
Oltre a numerosissimi viaggi in Europa e in Italia, compie altri due giri del mondo, attraversa la Russia con la Transiberiana, arrivando fino a Vladivostok, visita la Turchia, la Siria, la Palestina.
Dal 1900 inizia il “periodo africano”. Viaggia in Tripolitania, in Algeria e in Tunisia, in Eritrea, in Somalia e svariate volte in Egitto e Sudan. Assiste ai lavori di costruzione e all’inaugurazione della prima diga di Assuan, conosce l’egittologo Ernesto Schiapparelli e partecipa a scavi a Luxor nella Valle delle Regine. Nel 1906 visita l’Africa orientale e centrale e nel 1908 effettua il periplo dell’Africa, arrivando fino a Johannesburg.
Quando non è in viaggio, trascorre i suoi periodi di vacanza nella sua villa a Varazze, nell’Eremo di Noli (una piccola casa di legno arroccata sulla scogliera, raggiungibile solo a piedi o a dorso di mulo), nella torre sull’isola del Giglio o in quella a Santo Stefano a Mare. Frequenta ed è amico di molte personalità dell’epoca: naturalisti, politici, uomini di cultura, archeologi, viaggiatori, come il Marchese Giacomo D’Oria e il cenacolo di esploratori e naturalisti riunitisi intorno a lui. Si inserisce in modo esemplare nella vicenda culturale e scientifica di fine ’800, partecipando attivamente a un’epoca di grandi scoperte, dei viaggi di scienza e di avventura, della nascita dell’esotismo e dell’interesse per le nascenti scienze etnologiche e antropologiche. Si dedica al podismo, all’equitazione, al ciclismo, al nuoto, al canottaggio, all’alpinismo. Appassionato di caccia, raccoglie armi in ogni dove, che espone lungo le pareti della sua dimora a guisa di trofei. Costruisce oltre 100 meridiane in tutto il mondo di cui conserva i disegni costruttivi e ampia documentazione fotografica, pubblica le sue ricche relazioni di viaggio, scrive di esplorazione, archeologia e scienze nautiche. Testimone di una società in trasformazione, scatta oltre 21.000 fotografie, tra i villaggi del Sudan o dell'Arizona, come tra le lavandaie di Cogne, i pescatori del Giglio o i raccoglitori di perle delle Isole Tuamotu.
Destina per testamento il Castello e le collezioni al Comune di Genova e termina la sua frenetica vita a Montegalletto nel 1932, a 86 anni.