Se il mare e la navigazione erano per D’Albertis la passione più profonda, coltivata per tutta la sua lunga vita, non erano pochi gli altri interessi del Capitano, uomo curioso e avido delle novità. Quindi le fotografie del suo archivio ci parlano delle sue vacanze all’Isola del Giglio, dove con il Marchese Doria si dilettava a raccogliere esemplari di pesci e di molluschi; ci illustrano le giornate in Val d’Aosta all’Albergo Giomein al Breuil, dove villeggiava anche Edmondo De Amicis e da dove Guido Rey partiva per la sue scalate sulle Alpi; testimoniano dei soggiorni rigeneranti a Fiuggi all’epoca della costruzione del Grand Hotel o alle terme di Bormio; degli incontri con gli amici nell’eremo costruito sul promontorio di Capo Noli; del viaggio in Palestina o dei naufragi dell’epoca; raccontano dei suoi interminabili viaggi - tre attorno al mondo, uno attorno all’Africa e tantissimi altri in Europa e in Egitto - nei quali impavidi automobilisti intabarrati con spolverini e occhialoni sfidano salite fino ad allora riservate ai “tiri a quattro”, signore con cappellini piumati si arrampicano sulle piramidi e giovani donne in costume sardo portano l’acqua tra nuraghe e feste di paese.
Poi ci sono i primi aerei con le ali di tela, le motociclette a tre ruote, gli scavi in Egitto con Schiapparelli, i monumenti nelle capitali e nelle cittadine di provincia, le Fiere Internazionali, le scampagnate in montagna, le meridiane che lui stesso ha progettato per le piazze, le caserme, gli alberghi, gli stabilimenti termali.
E il baule di legno continua a regalarci stupore e a suscitarci curiosità mano a mano che si tirano fuori le buste ingiallite e consunte che contengono negativi ancora incredibilmente in ottimo stato che riportano in vita bambini e soldati, contesse e popolane, palombari e brentatori.