Salotto Turco

Il salotto turco del Capitano d’Albertis è la rievocazione romantica di un mondo nomadico medio-orientale che affascinava l’Occidente dell’epoca (come documentano molti salotti “arabi”, “moreschi”, “indiani” o “turchi” italiani, europei e nordamericani). Questo mondo affascinava anche il Capitano, almeno dal 1869, quando su invito del Khedivè dell’Egitto e del Sudan, ha partecipato alle celebrazioni per l’inaugurazione del Canale di Suez, dove “un mondo di gente, dai più svariati costumi, si urtava, si pigiava negli stretti meandri, tra tende e tendali”, e dove “tube, turbanti, fez e tarbush, stifelius e kaftan, bournous e galabie si sfioravano, si confondevano in comune reciproca armonia”. Non a caso infatti a soli 25 anni sarà lui stesso il primo comandante italiano a condurre un’imbarcazione italiana attraverso il Canale di Suez e nello stesso anno 1871 sarà presente al Cairo alla prima rappresentazione dell’Aida.

Sotto questo soffitto a vela che simula una tenda, ci appaiono morbide sedute, tavolini a traforo dipinti, sciabole fiammeggianti, stipi dorati e mobili ad uso camino,  sandali ricamati in filo di seta, porta messaggi, faretre in pelle e gioielli luccicanti tra vasi giapponesi, uova di struzzo, narghileh e bruciaprofumi: sono in parte acquistati su cataloghi di mobili dell’epoca, trovati nella sua biblioteca, ed in parte commissionati dal Capitano in stile “orientale” per materializzare atmosfere, suoni e odori esotici, grazie a contaminazioni arabe, cinesi e giapponesi. Vi ebbe un ruolo centrale lo stile “neoarabo” dell’ebanista Giuseppe Parvis, attivo con il suo stabilimento al Cairo, dove il Capitano lo incontrò, dopo le sue grandi prove nelle esposizioni internazionali di Parigi, Vienna, Filadelfia e per finire all’Esposizione Italiana di Milano del 1881. Con pagamenti effettuati dapprima nel 1907 e nel 1908, il Capitano commissionò una prima tranche di lavori a Giuseppe Parvis ed una seconda, saldata nel 1910, nel 1911 e nel 1912, al figlio Pompeo, che succedette alla guida dello stabilimento alla morte di Giuseppe (1909), portando avanti lo stile e la metodologia di lavorazione che tanto fu apprezzata in Egitto, nella madrepatria e nel mondo.

Lo stesso uso dei tessuti per modellare gli ambienti, come il tendone da soffitto e l’affaccio di questo salotto su uno spazio esterno, rivela la familiarità del capitano con il linguaggio architettonico dei mondi arabi che qui vengono evocati, in continuo bilico tra neogotico ed esotico, tra copie e originali.

 

Castello D'Albertis Museo delle Culture del Mondo

Il Salotto Turco con persone in visita

Il Salotto Turco con persone in visita

Castello D'Albertis Museo delle Culture del Mondo

Il Salotto Turco con persone in visita

Il Salotto Turco con persone in visita

Castello D'Albertis Museo delle Culture del Mondo

Salotto Turco

Salotto Turco

Castello D'Albertis Museo delle Culture del Mondo

Salotto Turco

Salotto Turco