L’Archivio Fotografico di Enrico D’Albertis è una miniera inesauribile di meraviglia e di interesse.
Dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Venti del Novecento D’Albertis fotografava con tutto l’entusiasmo che poteva avere chi, amante della tecnica e del progresso, si trovava tra le mani un aggeggio che gli permetteva di fissare sulla carta quello che fino ad ora aveva solo potuto vedere con gli occhi e ricordare con la memoria.
D’Albertis non era un fotografo professionista che fotografava per documentazione: era semplicemente un amatore di questa nuova meravigliosa tecnica e i suoi scatti erano destinati ai suoi album da mostrare agli amici e al massimo per illustrare i suoi libri di viaggio.
Ogni momento veniva immortalato, tanto da riempire di negativi un intero baule, che è stato gelosamente conservato e il cui contenuto di circa 21.000 scatti è oggetto di studio e di catalogazione da quasi 20 anni: è un lavoro impegnativo che ne richiederà ancora tanti per dare, oltre che una data, un nome ai luoghi e alle persone, poiché sulle buste legate con cordoncino e sigillo in ceralacca, qualche volta compare qualche scarna informazione, ma non può essere esauriente e su un negativo non si può annotare nulla.
Oggi la tecnologia permette una visita almeno virtuale ai luoghi che sono stati immortalati e molto altro si può ricostruire dai numerosi libri da lui scritti e illustrati con le sue foto.