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Giuditta e Oloferne
Brignole-Sale De Ferrari Maria 1874 Genova - donazione
Caliari, Paolo detto il Veronese
dipinto
1581 - 1588 - XVI
PR 95
Unità di misura: cm; Altezza: 195; Larghezza: 176
olio su tela
VERONESE E VERONA - VERONA - 1988
Venecia. Triunfo de la bellezza y destrucciòn de la pintura - Madrid - 2017
Il dipinto, databile al 1580 circa, venne acquistato insieme ad altre opere da Giuseppe Maria Durazzo a Venezia nel 1670, è ricordato nelle collezioni Brignole-Sale in Palazzo Rosso, a partire dall'inventario del doge Ridolfo e in tutti quelli successivi, con l'attribuzione a Paolo Veronese, ed in questo senso si è espressa unanimemente la critica sino ad oggi. Il soggetto è tratto dal libro di Giuditta dell'antico testamento. Il Veronese ritrae l'eroina nel momento in cui affida alla serva la testa di Oloferne. L'ancella, che nella bibbia non compare, è nera e forse nana, per accentuare il contrasto con la fresca bellezza di Giuditta. Le fonti ricordano diverse redazioni del tema da parte del Veronese: nel Kunsthinstoriches Museum di Vienna, nell'inventario del 1627 del duca di Mantova è citata una Giuditta del Veronese, un'altra versione è ricordata dal Ridolfi a Venezia in casa Bonaldi. Nel 1960 il dipinto di Palazzo Rosso ha riacquistato le sue dimensioni originali, che erano state sensibilmente alterate nel corso delle sitemazioni sei e settecentesche. Il dipinto rappresenta Giuditta mentre ha in mano la testa di Oloferne, affidandola alla sua ancella.