Le collezioni di pittura fiamminga di Palazzo Bianco, conosciute in tutto il mondo per l’eccezionale qualità, coprono un arco cronologico che va dalla fine del Quattro al primo Settecento, occupando quattro sale della Galleria e altre quattro del deposito. Ulteriore peculiarità che contraddistingue le opere di questo nucleo è quella di essere state dipinte proprio per Genova, o a Genova, e di trovarsi nella Superba da antica data.
Fa eccezione certamente il Cristo benedicente di Hans Memling (1435/40 – 1494) a inizio percorso, un’opera indimenticabile per concentrazione drammatica, magistrale minuzia di esecuzione e misurata sapienza prospettica.
Nella stessa sala, quattro tavole di un ignoto maestro bruggese, con Storie di San Giovanni Evangelista e autentici capolavori di Gerard David (1460 circa-1523) (quattro scomparti del grandioso Polittico della Cervara, tra i quali l’assorta Madonna dell’uva, la strepitosa Crocifissione), maestro di cui si segnala anche la Madonna col Bambino detta Madonna della pappa esposta in Palazzo Rosso.
Joos van Cleve (circa 1485-1540/41) è presente con la Madonna col Bambino, di raffinato disegno e di smaltata intensità cromatica; Jan Provost (1465-1529) con due tavole raffiguranti San Pietro e Santa Elisabetta d’Ungheria e con la gigantesca Annunciazione, ambientata in un interno domestico fiammingo, costellato dalla presenza di oggetti dal preciso significato simbolico e allegorico.
L’intreccio fra tradizione fiamminga e suggestioni rinascimentali italiane, avvenuto nella città di Anversa nel primo Cinquecento, è rappresentato da un piccolo trittico di Pieter Coeck van Aelst raffigurante l’Adorazione dei Magi e da due tavole di Jan Massijs (1509 - ante 1575), una Madonna col Bambino (1552, sua prima opera datata) e un’elegantissima Carità. Quest’ultime appartenevano già nel XVI secolo alla stessa collezione genovese di Gerolamo Balbi, nella quale figuravano le due grandi tavole, brillanti per cromie, con la Cuoca di Pieter Aertsen (1507/08-1575)e il Mercato di Joachim Beuckelaer (circa 1534-circa 1574), scene di genere tipiche della tradizione pittorica instauratasi nei Paesi Bassi Settentrionali dopo la Riforma protestante.
Questi dipinti furono di fondamentale importanza per la formazione dei pittori genovesi del primo Seicento (Strozzi, a esempio), che poterono così vederle e studiarle.
Anton Van Dyck (1599-1641) e Pietro Paolo Rubens (1577-1640) dominano la sala dedicata al Seicento nelle Fiandre: del primo è un capolavoro della sua attività matura, databile ormai agli anni ‘30 del ‘600, il Vertumno e Pomona, in cui l’artista mostra di guardare all’arte veneta del secolo precedente; di Peter Paul Rubens, vero genio creatore del Barocco europeo, un’opera matura e sensuale, Venere e Marte, che affascina per la ricchezza della stesura pittorica, perfettamente conveniente al soggetto raffigurato.
Di Van Dyck sono poi conservati in Palazzo Rosso autentici capolavori del suo periodo genovese (1621-1627): i ritratti di Geronima Sale Brignole con la figlia Aurelia, di Anton Giulio Brignole-Sale e della moglie Paola Adorno Brignole-Sale, dipinti nei primi mesi del 1627 e fra i più noti dell'intera produzione vandyckiana; inoltre, precedente il viaggio in Italia, è il giovanile Cristo portacroce, dipinto su tavola, che in origine completava una serie dei Dodici Apostoli attualmente divisa fra varie collezioni del mondo; e ancora sono esposti, sempre in Palazzo Rosso, il Ritratto di Filippo Spinola conte di Tassarolo, il Ritratto del gioielliere Giacomo Pucchi col figlio e il cosiddetto Cristo della moneta.
Di un importante collaboratore di Van Dyck a Genova, Jan Roos (1591-1638), maestro della natura "in posa", si conservano in Palazzo Bianco una Vendemmia di Sileno, in cui fiori, frutta e ortaggi sono vibranti e vivaci complementi della composizione, e una Natura morta autunnale dove questi elementi sono invece protagonisti assoluti ed eloquenti.
Il grande afflusso di artisti fiamminghi nella Genova di primo Seicento è documentato poi da alcune opere di questa 'colonia' di maestri nordici attivi in città: si segnalano, ancora in Palazzo Bianco, un paesaggio di Jan Wildens (1586-1653), un Ritratto femminile di Guilliam van Deynen (1575 ca.-post 1614), realizzato a Genova nel 1610, e, soprattutto, le due splendide Opere di Misericordia (dipinte da quello che divenne il "capo" riconosciuto della colonia di pittori fiamminghi a Genova, Cornelis de Wael, 1592-1667) caratteristiche per l’ambientazione in luoghi reali della città, come l’ospedale e il carcere per i debitori.
Si possono inoltre ammirare esempi della pittura olandese del pieno e del tardo Seicento, variegata per i nomi degli artisti e per i soggetti raffigurati: La Pasqua fiorita di Jan Steen (1626-1679) spicca per qualità, accanto all’affascinante Paesaggio notturno su rame di Aert van der Neer (1603-1604 ca.-1677) e ai Conigli sullo sfondo di Anversa, piccolo capolavoro di Aelbert Cuyp (1620-1691), nel quale un abile gioco prospettico trasforma l’immagine di natura in un inconsapevole annuncio delle atmosfere surrealiste.
In Palazzo Rosso, ancora, la pittura nordica è presente con il noto Ritratto di giovane di Albrecht Dürer (1471-1528), corredato in alto della firma autografa dell’artista, della data di esecuzione dell’opera (1506) e del monogramma con cui Dürer spesso siglava le sue opere e che è costituito dalla lettera D contenuta all’interno della lettera A. Dalla data 1506 si deduce che il ritratto venne eseguito durante il secondo soggiorno di Dürer a Venezia.
Si segnalano inoltre i quadri raffiguranti mesi dell’anno del già menzionato Jan Wildens, parte di una serie che il pittore realizzò a Genova tra 1614 e 1615 comprendente dodici tele, una per ogni mese dell’anno, giunta purtroppo non completa; e ancora due delicati Paesaggi invernali con pattinatori e giocatori di hockey dell’olandese Hendrick Avercamp (1585-1634).