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Antoon Van Dyck (Anversa, 1599 - Londra, 1641)
Olio su tela, 142 x 197 cm
Dal 1889 nelle collezioni per legato di Maria Brignole - Sale De Ferrari, duchessa di Galliera
Genova, Musei di Strada Nuova - Palazzo Bianco (n. inv. PB 2588)
Dal 1889 nelle collezioni per legato di Maria Brignole - Sale De Ferrari, duchessa di Galliera
L’opera, sicuramente eseguita a Genova e databile intorno al 1625, mostra il profondo interesse di Van Dyck per la pittura veneta e Tiziano in particolare.
Per realizzare Vertumno e Pomona infatti, l’artista fiammingo tenne presente un dipinto tizianesco veduto in una collezione genovese e da lui schizzato in un taccuino d’appunti. Il dipinto raffigura un episodio narrato da Ovidio nelle Metamorfosi: Pomona, splendida ninfa dei boschi, spendeva le giornate curando il suo giardino e ignorando i numerosi pretendenti che si presentavano al suo cancello per corteggiarla. Uno di questi era Vertumno, che governando il succedersi delle stagioni, aveva il potere di cambiare aspetto. Vertumno, dopo aver assunto invano numerose sembianze per conquistare l’amore di Pomona, prese infine l’aspetto di un'anziana dal carattere gentile e lodandone la bellezza e persuadendola dell’amore che Vertumno provava per lei, riuscì a conquistarla.
In questo dipinto Van Dyck tratta il tema del risveglio amoroso con dolcezza e coglie la poesia di questo mito, che viene espressa dal morbido modellato del corpo di Pomona, dalla luce che accarezza i corpi e dai gesti e dalle espressioni dei protagonisti, improntati di misurata sensualità.
In quest’opera (che a fine Settecento si trovava nel palazzo di Giorgio Doria di Montaldeo in Strada Nuova e che fu donata nel 1959 alla Galleria dal marchese Ambrogio Doria) accanto al maestro è impegnato anche un collaboratore, che la critica ha identificato in Jan Roos, cui spetta la natura morta che campeggia in primo piano.