La morte di Catone (circa 1640)

La morte di Catone (circa 1640)

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Gioacchino Assereto (Genova, 1600-1649)

Tecnica e misure:

Olio su tela, 203 x 279 cm

Collocazione:

Genova, Musei di Strada Nuova - Palazzo Bianco, (n. inv. PB 1909)

Provenienza:

Dal 1924 nelle collezioni per acquisto da Alfredo Geri

 

Nel grande “notturno”, proveniente dalla quadreria del palazzo Cambiaso di Strada Nuova, Assereto raffigura icasticamente il suicidio del tribuno romano Marco Porcio Catone che, allo scoppio della guerra civile tra Cesare e Pompeo, prese le parti di quest’ultimo e lo seguì in Oriente. Dopo l’uccisione di Pompeo e la sconfitta dei suoi seguaci, Catone decise di porre fine alla propria vita trapassandosi il ventre con una spada, ma fu soccorso e medicato. Durante la notte, lasciato solo, si lacerò le bende e, riaprendosi la ferita, provocò con lucida determinazione la propria morte.
L’ambientazione notturna dell’affollata scena, la scelta di rappresentare proprio il più tragico dell’episodio, nonché l’uso di una luce artificiosa proveniente dalle torce, che accentua la gestualità esasperata dei personaggi e concentra l’attenzione sulla mano di Catone e sulla sua spada – strumento del tragico atto – appaiono elementi che contribuiscono a infondere alla composizione un tono concitato da dramma figurato.
La tela – databile agli anni immediatamente successivi al 1639, quando le fonti riportano notizia di un soggiorno romano del pittore – mostra l’influsso dei caravaggeschi nordici come Matthias Stomer e Gerrit van Honthorst e rivela la grande forza emozionale ed espressiva della pittura di questo artista. Il dipinto di Assereto, peraltro, è stato attribuito dalla storiografia ottocentesca proprio a van Honthorst, che era indicato anche come l’autore del soggetto biblico La maga di Endor evoca per Saul l’ombra di Samuele, opera che costituiva il pendant del Catone quando il dipinto si trovava nella collezione dei marchesi Cambiaso.