Ritratto del gioielliere Pucci con il figlio

Ritratto del gioielliere Pucci con il figlio

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Antoon Van Dyck (Anversa, 1599 - Londra, 1641)

Tecnica e misure:

Olio su tela, 125 x 100 cm

Collocazione:

Genova, Musei di Strada Nuova - Palazzo Rosso, (n. inv. PR 50)

Provenienza:

Dal 1874 nelle collezioni per donazione di Maria Brignole - Sale De Ferrari, duchessa di Galliera

 

Il ritratto del gioielliere Pucci con il figlio fu acquistato da Gio.Francesco II Brignole - Sale in epoca ben successiva al soggiorno genovese di Van Dyck (1621-27), ossia quando la moda di possedere sue opere transigeva sul fatto che i personaggi ritratti fossero o meno imparentati coi proprietari.
L’identità del personaggio è attestata solo dagli inventari di casa Brignole - Sale, la cui testimonianza è peraltro corroborata, almeno per quanto riguarda l’attività dell’effigiato, dai monili rappresentati a destra in primo piano. È proprio la sua natura di ritratto mercantile a spiegare, da un lato, il rimando a tipologie iconografiche di sapore un po’ arcaico, dall’altro, l’icasticità del gesto del gioielliere, che con la mano addita allo spettatore e al figlio i gioielli, fonte del suo benessere, in bella mostra sul tavolo: gesto eccessivo e quasi triviale per un Magnifico, ma naturale per un gioielliere. Dopo una pressoché ininterrotta tradizione critica attestante l’autografia vandyckiana, l’intervento di restauro condotto in occasione della mostra "Van Dyck a Genova. Grande pittura e collezionismo" (Genova, 1997) ha riaperto la discussione, sostenendo alcuni critici l’attribuzione ad un pittore fiammingo minore, motivata dalla debolezza di fattura e dai difetti di disegno ed invenzione.