Il fondo di disegni emiliani del Gabinetto Disegni e Stampe di Palazzo Rosso è uno dei più importanti a livello internazionale e, nell’ambito della collezione genovese, il secondo per consistenza dopo quello dei fogli di scuola genovese. Consta di circa 300 disegni, la cui provenienza è ben documentata: per la maggior parte si devono all’acquisto da parte del nobile collezionista Marcello Durazzo (1790-1848) - raffinato ed esperto conoscitore di grafica - che, nel 1810, soggiornò a Bologna e tramite il pittore Francesco Giusti (1752-1828) acquisì disegni appartenuti a importanti raccolte cittadine quali, fra le altre, quella del Canonico Nicoli, erede dell’incisore bolognese Clemente Maria Nicoli (1753 – dopo 1811), noto autore di stampe dal Guercino. Da parte sua il Giusti aveva acquisito un consistente lotto di disegni dall’ultimo discendente della famiglia Gennari, Carlo (1712-1790), che aveva ereditato da Benedetto e Cesare Gennari, nipoti e allievi del Guercino, fogli del maestro di Cento e di altri artisti.
È attraverso questi passaggi che, tra gli altri, arrivarono alla collezione civica genovese i due grandi studi di nudo del Guercino a carboncino grasso su carta grigia (inv. D 1702-1703), già proprietà di Cesare Gennari, e un disegno di Amico Aspertini con Tomba di un dottore (inv. D3681), che sappiamo essere appartenuto allo stesso maestro di Cento e da questi, secondo C.C. Malvasia (1678, I, p. 144), tenuto in altissima considerazione. Col legato di disegni di Marcello Durazzo alla biblioteca cittadina nel 1848 - comprendente oltre ai fogli emiliani anche disegni di scuola genovese, lombarda, toscana, umbra, marchigiana e romana - venne a costituirsi il primo nucleo delle collezioni civiche di grafica.
Tra i disegni emiliani più preziosi possiamo menzionare ancora: lo studio per Apostolo di Correggio, preparatorio per una delle figure affrescate dal maestro sul tamburo della cupola del Duomo di Parma e proveniente dalla collezione di Alessandro Maggiori (1764-1834); una Testa di drago di Bartolomeo Passarotti, artista di cui si annoverano molti altri disegni; fogli di Ludovico e Annibale Carracci; di Guido Reni (tra gli altri, tre diversi e successivi studi autografi per la “Pietà dei Mendicanti” di Santa Maria della Pietà, oggi alla Pinacoteca Nazionale di Bologna); la testa di San Gerolamo di Domenichino per la pala con l’Ultima comunione del santo già nella chiesa romana di San Gerolamo della Carità e oggi alla Pinacoteca Vaticana; e ancora numerosi fogli a matita rossa di Simone Cantarini, tra cui lo studio con Giove, Nettuno e Plutone che rendono omaggio a un’arma araldica per l’incisione in gloria del cardinale Pier Maria Borghese, corredo dell’elogio scritto dal filosofo bolognese Giovanni Fantuzzi (inv. D1800).
I numerosi disegni di Guercino sono tra i più importanti della raccolta e varie sono le tipologie, i soggetti, le tecniche: oltre ai due Studi di nudo a carboncino grasso citati in precedenza e a una figura di Armato delineata con lo stesso medium, si conservano molti fogli a matita rossa e altrettanti a penna e inchiostro con acquarellature a pennello, tecniche in cui la sigla del Guercino è in egual misura riconoscibile e che il maestro alterna anche nell’ambito della fase progettuale per una stessa commissione. È questo il caso, ad esempio, dei disegni preparatori per i Profeti affrescati sulle vele della cupola della cattedrale di Piacenza (1626). Tra i bei fogli del maestro centese sono ancora altri soggetti di carattere religioso, scene di genere - come i Soldati che contano denari (inv. D1716) - soggetti mitologici - come l’Idra di Lerna (inv. D1722) - e paesaggi.
Nelle civiche collezioni genovesi sono presenti anche fogli di Francesco Primaticcio, Orazio Sammacchini, Bartolomeo Cesi, Alessandro Tiarini, Domenico Maria Canuti, Ubaldo Gandolfi, numerosi studi anatomici di Marcantonio Franceschini e alcune teatrali scenografie architettoniche dei Bibbiena.